Il progetto speciale Selvicoltura e il Piano di riordino forestale

Il progetto speciale Selvicoltura

I boschi sono una componente ambientale fondamentale del Parco: dei 31.034 ettari di superficie complessiva dell’area protetta oltre 23.000 (pari al 74%) sono coperti da boschi.
Per questo motivo alla loro gestione è dedicato uno specifico documento di pianificazione: il Progetto speciale Selvicoltura.
Il lavoro, completato nel 2002, è diviso in due parti, una statistico-conoscitiva ed una dedicata alla gestione del bosco.
I boschi sono stati classificati, con una rigorosa metodologia scientifica, in funzione del “tipo forestale” o “tipologia” (carpineto, faggeta, mugheta, ecc.). Nell’intero territorio del Veneto si possono incontrare un centinaio di tipi di bosco diversi, nel Parco ce ne sono 53, oltre la metà, a dimostrazione della grandissima biodiversità presente sulle nostre montagne.
Per ciascun tipo forestale si sono poi individuate le forme attuali di “governo” del bosco (ceduo(1), fustaia(2), ecc.) e per ciascuna area si sono rilevati dati accessori ma importanti come il rischio di incendio, la presenza di attacchi parassitari, l’uso di fruizione turistica.
Questa enorme mole di dati, frutto di un lungo lavoro di rilievo compiuto direttamente sul campo da numerosi esperti e professionisti, ha consentito di definire i sistemi di taglio ed utilizzo del bosco compatibili con le esigenze di conservazione tipiche di un’area protetta.
Le indicazioni alle quali i proprietari si devono attenere per sfruttare il loro bosco sono state formulate in modo semplice e di facile comprensione. Tagliare il bosco nel Parco è quindi non solo possibile ma, in alcune aree, addirittura auspicato. Non è quindi assolutamente vero che nel Parco non si tagliano più alberi, semplicemente il Parco fornisce indicazioni tecniche precise per migliorare il bosco con interventi quali la trasformazione del ceduo matricinato in ceduo composto, la conversione a fustaia, le cure colturali nei rimboschimenti per garantirne la stabilità fino ad arrivare, in alcuni casi, al rilascio all’evoluzione naturale.
Dato che il Parco svolge anche funzioni didattico-educative e di ricerca scientifica il progetto selvicoltura ha individuato dei “boschi didattici” e dei boschi “sperimentali”. Sono aree particolarmente esemplificative di un particolare tipo di bosco (che saranno inserite in itinerari naturalistici) oppure riservate alla ricerca scientifica. Sono state anche individuate le aree boscate di particolare interesse per la fauna e si sono censiti gli alberi monumentali presenti nel Parco.
Le informazioni sui boschi contenute nel progetto selvicoltura sono inserite nel Sistema Informativo Territoriale del Parco, in questo modo è possibile elaborare cartografie computerizzate in scala 1:10.000 con le tipologie forestali, le forme di governo del bosco, l’ubicazione degli alberi monumentali, delle aree didattico-sperimentali, dei regimi di proprietà, delle aree boscate meccanizzabili e così via. Si tratta di informazioni preziose per la corretta gestione del patrimonio boschivo che in Italia poche altre strutture hanno a disposizione.

Note:
(1) Ceduo:
l’accrescimento naturale delle piante viene interrotto con tagli periodici, che provocano l’emissione di nuovi fusti (polloni) che riformano il bosco (ceduo semplice). Ceduo matricinato: si lasciano alcune piante (circa 50 per ettaro) dette matricine destinate a produrre seme che, cadendo sul terreno, formerà nuove piantine che sostituiranno gradualmente le ceppaie deperite. Ceduo composto: varietà di ceduo matricinato. Si distingue da questo perché le piante lasciate a fustaia sono più di 120 per ettaro e sono scaglionate in tre o più età; è quindi costituito dall’insieme di un ceduo e di una fustaia.
(2) Fustaia: gli alberi si lasciano crescere fino allo stato adulto; la rinnovazione del bosco avviene per disseminazione naturale o impianto artificiale.


Il Piano di riordino

La normativa regionale in materia forestale stabilisce che le superfici boscate siano gestite sulla base di specifici “Piani di riordino”.
Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ha integrato le due normative, quella nazionale propria del Parco e quella regionale, elaborando un unico documento di pianificazione forestale, che riunisce il progetto speciale selvicoltura con il piano di riordino.
La Regione dl Veneto, dopo attento esame, ha formalmente approvato e reso esecutivo il Piano di riordino, con Decreto del Dirigente della Direzione per le foreste e l’economia montana n. 51 del 15 febbraio 2010 (pubblicato sul B.U.R. n. 59 del 20 luglio 2010).
Il Piano è ordinato in tre componenti di pianificazione forestale tra loro coordinate:

  1. Piano di riordino forestale dei boschi di proprietà di privati
  2. Piano di riordino forestale dei boschi di proprietà ex demaniale
  3. Verifica della compatibilità dei Piani di riassetto forestali, già precedentemente redatti secondo la legge forestale regionale, limitatamente alle proprietà di alcuni Comuni (Belluno, Longarone, Val di Zoldo, La Valle Agordina, Rivamonte, Gosaldo) e del Demanio regionale gestito da Veneto Agricoltura (ex Azienda Regionale Foreste).

Gli alberi monumentali Parco

Nel corso delle indagini sul campo, realizzate per completare il progetto speciale selvicoltura, sono stati individuati 112 grandi alberi. In molti casi non si tratta di piante con dimensioni eccezionali, ma segnalate per la forma curiosa o la particolare dislocazione. Tra le piante monumentali va ricordato l’Abete bianco di Caiada, nelle vicinanze di Casera Scotti, in Comune di Longarone, alto circa 34 metri e dal diametro di 120 centimetri.
I grandi alberi censiti sono così suddivisi: 1 Maggiociondolo, 6 Ciliegi, 56 Faggi, 8 Frassini, 2 Aceri di Monte, 1 Acero campestre, 3 Roveri, 1 Betulla, 1 Tiglio, 5 Noci, 4 Carpini neri, 2 Carpini bianchi, 1 Ippocastano, 4 Tassi, 2 Pini silvestri, 2 Pini neri, 2 Abeti rossi, 9 Abeti bianchi, 1 Pino mugo, 1 Larice.


Cartografie

Le cartografie del Piano comprendono le tavole con le tipologie forestali e le tavole delle unità conoscitive. Queste ultime illustrano gli indirizzi gestionali prevalenti dei diversi boschi, le aree a gestione speciale (didattiche e sperimentali) e la localizzazione dei grandi alberi da tutelare e valorizzare. Per garantire la copertura del Parco con sufficiente dettaglio il territorio è stato scomposto in 7 sezioni.