Reintroduzione della marmotta (Marmota marmota marmota) nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi

Fino al 2005 la Marmotta era presente, nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, solo in alcune zone e con popolazioni estremamente ridotte.

La Marmotta non è solo uno degli animali alpini più noti e familiari, è anche una componente essenziale dell’ecosistema delle praterie d’alta quota. Questi due elementi rendono particolarmente positiva la sua reintroduzione nelle aree alpine in cui, per cause almeno in parte antropiche, è scomparsa durante l’Olocene o in epoca storica.

La reintroduzione della Marmotta permette di migliorare e completare l’ecosistema delle praterie d’alta quota e contribuisce, tra l’altro, ad incrementare la qualità dell’habitat per l’Aquila reale.

Per questo motivo, nel triennio 2006-2008, il Parco ha realizzato, grazie al cofinanziamento della Fondazione Cariverona, un progetto per la reintroduzione della Marmotta.

All’inizio del 2006 è stato realizzato uno studio di fattibilità per individuare, attraverso specifici modelli matematici, le aree del Parco più adatte ad ospitare colonie di Marmotta. Nell’ambito di tali aree sono poi stati individuati i luoghi più adatti per il rilascio degli animali. I modelli di previsione attribuiscono al territorio del Parco la capacità di “sostenere” una popolazione di circa 1300-1500 marmotte.

Ultimati gli studi preliminari, e ottenuta dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica la necessaria autorizzazione, si è proceduto con la cattura degli animali.

Le catture sono state effettuate nelle primavere del 2006 e del 2007 nella zona compresa tra il Passo Pordoi e Cherz (nei pressi di Livinallongo) e al Passo dello Stelvio, grazie ad un accordo con lo storico Parco Nazionale.

Le due aree di catture sono distanti tra loro circa 100 chilometri e ospitano popolazioni di grandi dimensioni (oltre 300 animai), in modo da garantire animali con bassi tassi di consanguineità.

Gli animali catturati sono stati pesati, si è provveduto quindi a prelevare un piccolo campione di tessuto per condurre analisi genetiche e sono stati loro applicati degli “orecchini” colorati che consentono il riconoscimento dopo il rilascio.

Nel biennio 2006-2007 sono state immesse nel Parco 81 marmotte nelle due zone individuate come le più adatte dallo studio di fattibilità: Busa Vette Grandi e l’area di Erera.

Le marmotte sono state anche “battezzate”. Passeggiando nel Parco, gli escursionisti potranno così imbattersi in “Sacher”, proveniente dallo Stelvio; sentire i fischi di “Campanula”, catturata a Cherz; ammirare “Heidi” mentre si crogiola al sole o osservare le corse sui prati di “Toni”, “Susanna” e “Brendol”.

Naturalmente, tra i nomi femminili assegnati agli animali, non poteva mancare quello di “Lujanta”: la principessa del regno di Fanis che, secondo la leggenda, fu affidata alle marmotte mentre era ancora in fasce, in pegno dell’antica alleanza che legava il popolo dei Fanes a quello delle marmotte.

Dopo il rilascio gli animali liberati sono stati costantemente seguiti dal personale del Corpo Forestale dello Stato e del Parco e da tre tesisti, per verificare l’adattamento al nuovo ambiente e l’esito della reintroduzione.

Nel primo anno una femmina ha partorito, pochi giorni dopo l’immissione. A questo primo parto ne sono seguiti, negli anni successivi, molti altri ed oggi le due nuove popolazioni stanno gradualmente crescendo di numero.

I risultati scientifici del progetto sono stati riassunti nel volume 5 della collana Rapporti del Parco, mentre il libro illustrato “Marmotte alla riscossa”, destinato ai bambini, illustra in modo divulgativo la biologa della marmotta e il progetto di reintroduzione.

Questo esperienza è stata presentata a diversi convegni nazionali ed internazionali, ed è stata  oggetto di pubblicazioni scientifiche.