Cornolèr

Piante spontanee

Scheda agronomica

Classificazione botanica:

  • Famiglia: Cornacee
  • Genere: Cornus
  • Specie: Corpus Mas
  • Nome comune: Corniolo

Originario dell’Europa centrale e sud orientale sino al Caucaso e all’Asia minore.
In Italia si trova in tutta la penisola ma più frequente nelle regioni settentrionali.
Specie termofila e xerofila, vegeta nelle radure, sui pendii soleggiati e ai margini dei boschi di latifoglie sia in pianura sia in media montagna fino a 1300 m s.l.m.
Vive bene in quasi tutti i terreni, ma preferisce quelli sassosi con matrice calcarea.
Spesso è coltivata come pianta ornamentale; è un specie molto longeva.

Altezza e portamento della pianta:

  • Può raggiungere un’altezza di 8-10 metri
  • Mediamente 5 metri con rami piegati verso il basso
  • Portamento arbustivo–cespuglioso, basso ed abbondantemente ramificato
  • A volte si presenta anche come alberello

Caratteristiche della corteccia e del fusto:

  • Colore del fusto: grigio-bruno
  • La corteccia si presenta screpolata e si distacca a scaglie o squame
  • Colore dei rami : da giovani bruno-verdastri e poi rosso-bruno
  • Assenza di lenticelle sui rami

Foglie:

  • Forma della lamina: ovale-ellittica
  • Tipo di foglia: semplice, decidua, con picciolo breve e peloso
  • Apice fogliare: acuminato
  • Base della foglia: rotondata o attenuata
  • Margine fogliare: integro e ondulato
  • Nervature: mediana rilevata e 3-4 paia di nervature secondarie
  • Inserzione della foglia: opposta
  • Colore della pagina fogliare superiore: verde
  • Colore della pagina fogliare inferiore: verde chiaro
  • Pagina fogliare superiore: quasi glabra
  • Pagina fogliare inferiore: pubescente
  • Dimensione della lamina fogliare:
    • Lunghezza: fino a 11 cm
    • Larghezza: fino a 5 cm

Fiori ed infiorescenze:

  • I fiori sono molto piccoli (4-5 mm.), gialli dorati odorosi, riuniti in infiorescenze (ombrelle semplici) di 1,5-2 cm. di diametro, formate da una decina di fiori singoli, sessili, sferiche, portate all’ascella dei rami e circondate da un involucro di 4 brattee in croce verdognole sfumate di rosso. Fiori ermafroditi, ovario infero, calice formato da 4 sepali glabri, verdognoli, brevi (5 mm.) e acuti; corolla a 4 petali lunghi fino a 2,5 mm di forma triangolare allungata, stami più brevi della corolla.
  • I fiori del Corniolo sono poco nettariferi, anche se all’inizio della primavera, procurano alle api “un prezioso e abbondante polline”.
  • Impollinazione entomofila (ad opera degli insetti) e disseminazione ad opera degli uccelli.

Frutto:

  • Forma: ovato-oblunga pendula
  • Epoca di raccolta: agosto-settembre
  • Modalità di conservazione: i frutti (corniole) possono essere consumati freschi ma tendenzialmente si usano in gastronomia trasformati in gelatine e salse per accompagnare selvaggina e arrosti, per produrre bevande, sciroppi, liquori, dolci, marmellate, inoltre conservati sotto grappa (come altri tipi di frutta: ciliegie, prugne, olivello spinoso, bacche del sorbo degli uccellatori, ecc.) e in salamoia (come le olive)
  • Pezzatura:
    • Altezza: cm 2
    • Diametro centrale: cm 1,5
    • Peso: gr 1-2
    • Buccia:
    • Colore di fondo: rosso (per questo viene definita “la bella rubiconda”)
    • Caratteristiche al tatto: liscia
  • Polpa:
    • Colore: a maturazione rosso-scarlatto lucido
    • Caratteristiche: tessitura fine e sugosa, consistenza scarsa, sapore acidulo-asprigno grato, con proprietà tonico-astringenti, antidiarroiche e febbrifughe
    • Numero di semi: un seme osseo, lungo 10 mm

Aspetti agronomici:

  • Ciclo vegetativo:
    • Ingrossamento delle gemme e ripresa vegetativa: marzo-aprile
    • Schiusura parziale delle gemme: aprile
    • Schiusura totale delle gemme: aprile-maggio
    • Fioritura: avviene a febbraio (dicembre)-marzo prima che compaiano le foglie (fogliazione).
    • Maturazione del frutto: agosto-settembre
    • Caduta delle foglie: ottobre-novembre
    • Riposo vegetativo: novembre-dicembre
  • Produttività:
    • Produttività per pianta: kg 1-2

Usi

  • Il corniolo è una pianta selvatica, veniva piantata per ornamento, per fare siepi o in zone particolari della proprietà terriera per fare ombra ad esempio ad un pollaio.
  • Il legno molto duro è adatto per lavori al tornio, veniva utilizzato per la produzione di attrezzi e parti di strumenti che necessitano durezza e resistenza come le pale dei mulini, i denti dei rastrelli (solo con il midollo: parte più interna e dura del tronco), i manici di coltelli, i cunei per innesti, le slitte.
  • Il frutto per uso alimentare: mangiato fresco, essiccato o conservato in barattoli con vino o grappa; molto usato dalle donne in inverno durante la filatura perché favoriva la produzione di saliva; per uso medicinale per preparare conserve con proprietà astringenti oppure con il frutto secco si facevano decotti curativi per la tosse e per le malattie da raffreddamento. Per la conservazione il frutto veniva essiccato, scottandolo prima in acqua bollente per averlo più grosso e mantenerlo morbido

Testimonianze

I files audio delle testimonianze
Vengono allegati alcuni brani significativi delle interviste condotte da Nadia Breda e Barbara De Luca nel corso delle ricerche etnobotaniche.
Si riporta di seguito una breve sintesi del contenuto dei diversi brani.

  • Vecchie varietà di mele e pere (mp3 – 02:23 – 428kb)
    L’anziana interlocutrice, intervistata nella cucina di casa sua, descrive alcune vecchie varietà di mele e pere che ricorda di aver visto e ne illustra le caratteristiche. Cita in particolare i pér Canarìn, i pér da le Tharpe e i pér Torondèi.

  • Il ruolo dell’emigrazione nella creazione delle varietà di mele e pere (mp3 – 15:36 – 2,6Mb)
    L’interlocutore incontrato descrive e disegna alcune vecchie varietà di mele e pere di cui ricostruisce anche la singola storia. Molti esemplari che lui ricorda di aver visto (molti dei quali oggi non sono più rintracciabili) erano varietà importate da suo padre o da altri emigranti dall’America, e dall’Africa. Nomina in particolare le seguenti varietà: i pér Anguriéta, pér de Agosto, pér Sangonèi, pér e pón de Pin, pér Thucherìn, pón de l’Òio, de santa Anna, Americani, dell’inverno, pér de la Mèrdha.

  • Gestione di vecchi meli e peri (mp3 – 7:19 – 1,2Mb)
    L’interlocutrice, intervistata nella sua casa, racconta delle piante che aveva nei suoi campi, di come erano curate e dell’uso che ne facevano. Descrive le caratteristiche delle varietà di pér Spada, pér del Diàol, pér de la Favorita, pér de san Piero, pér Moscatèi.

  • Gli innesti (mp3 – 7:29 – 1,2Mb)
    L’interlocutore, intervistato mentre eseguiamo un percorso nei suoi campi, dove si trovano le piante di cui ci parla, descrive come praticasse gli innesti, quali fossero le piante innestate e coltivate già da suo padre e quali le sue, le modalità di rifornimento del supporto selvatico per la pratica dell’innesto. Racconta di ogni pianta descrivendola dal vivo, e ricordando altre piante non più presenti ma di cui ricorda la “biografia” particolare di ognuna.

  • I fagioli (mp3 – 10:11 – 1,7Mb)
    L’interlocutrice racconta delle sue produzioni di fagioli mentre ce li mostra estraendoli da grandi sacchetti dove li conserva. Racconta e confronta i fagioli di Lamon e i fagioli gialét , descrive le cure che vi dedicavano al momento della semina e in quello della raccolta, lo scambio delle sementi, le modalità di conservazione e i problemi di ibridazione dei semi. Conclude parlando dell’”occhio del fagiolo”.