Felis silvestris
Classe: Mammiferi (Mammalia)
Dimensioni: lunghezza da 70 a 110 cm (di cui 30-40 cm di coda). Peso 2-7 kg, maschi più grossi delle femmine.
Vita: 8-10 anni.
Habitat: vive in boschi collinari e montani, misti o con prevalenza di latifoglie, a quote inferiori ai 1500 metri, con presenza di rocce e anfratti in cui allestire la tana.
Cosa mangia: soprattutto roditori (possono arrivare a costituire anche l’80% della dieta), ma anche uccelli, anfibi, pesci e grossi insetti.
Riproduzione: una volta l’anno, con accoppiamenti in febbraio marzo
Piccoli: dopo 65 giorni di gestazione nascono da 2 a 5 piccoli che, a 4 mesi di età, una volta addestrati alla caccia, diventano indipendenti.
Curiosità: La lingua del gatto selvatico è ricoperta di papille che la rendono rugosa e quindi adatta a ripulire le ossa delle prede dai residui di carne.
A differenza del gatto domestico non gioca con le sue prede vive.
Ogni gatto occupa un territorio di caccia di grandezza variabile tra 2 e 10 chilometri quadrati e lo marca con urine e graffiature sulle cortecce, senza che vi sia la necessità di combattimenti. Individui di sesso opposto possono frequentare lo stesso territorio.
Note: simile al gatto domestico, si distingue da questo per la corporatura più robusta; la coda grossa, con punta arrotondata e larghi anelli neri, oltre ad altri caratteri del mantello.
In Italia è presente lungo la catena appenninica, in Sicilia, sul Gargano e in Maremma. A nord è presente solo alle due estremità opposte dell’arco alpino: nelle Alpi Liguri e Marittime ad ovest, e sulle montagne friulane ad est.
Le principali minacce alla conservazione della specie sono: la possibilità di ibridazione con il gatto domestico; gli investimenti stradali; gli abbattimenti erronei (vengono scambiati per gatti randagi); la frammentazione e perdita di habitat idonei.
Nel Parco: il gatto selvatico è stato segnalato per la prima volta nel Parco il 4 ottobre 2014, nel settore nord-orienatle del Parco, nel bacino del torrente Maè, grazie ad una fototrappola installata nell’ambito di un progetto di studio dedicato alla specie.
Si tratta della terza segnalazione di questa specie in Veneto, la prima in provincia di Belluno. Le precedenti risalgono al 1983 (esemplare abbattuto sul monte Millifret, nel settore trevigiano del Cansiglio) e al 2002 (esemplare investito nei pressi di Vittorio Veneto).
Dal 2019 il gatto selvatico è oggetto di un nuovo progetto di studio, realizzato in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, grazie al quale è stato possibile accertare, nel 2020, la prima riproduzione certa della specie all’interno del Parco.